Rincari energetici, il sindaco Calamai:«A queste condizioni le aziende energivore non possono reggere ancora per molto: così rischia di fermarsi tutta la filiera tessile. Il distretto faccia sentire la sua voce a Roma»
Per Calamai è necessario promuovere al più presto un incontro con il governo, insieme alle categorie economiche, per rappresentare le difficoltà che sta affrontando il distretto. Ieri il sindaco Simone Calamai ha fatto visita all’imbozzimatura Rondine di via dell’Agricoltura nella zona industriale di Bagnolo. Le imbozzimature, insieme a rifinizioni, finissaggi e tintorie, sono tra le aziende più energivore, ma i costi triplicati per il metano rischiano di far chiudere aziende strategiche per la filiera tessile.
Il sindaco di Montemurlo, Simone Calamai, torna a farsi interprete delle difficoltà che sta vivendo il distretto tessile a seguito dei rincari energetici, acuiti dalla crisi internazionale. A farne le spese sono soprattutto le aziende energivore, come imbozzimature, finissaggi, tintorie e rifinizioni, anelli fondamentali della filiera tessile, senza i quali tutta la filiera rischia di andare in crisi.
«A queste condizioni le aziende del distretto, soprattutto quelle energivore, non possono reggere ancora per molto. – dice Calamai – Ad assorbire tutti i ricavi sono i rincari energetici per gas metano ed energia elettrica, costi triplicati in poco meno di due mesi che stanno creando non pochi problemi e preoccupazioni alle aziende tessili del nostro distretto. È necessario che il distretto, attraverso le istituzioni locali e le categorie economiche, faccia sentire la propria voce a Roma e che porti all’attenzione del governo le difficoltà del tessile. Senza un intervento deciso sui costi energetici, entro sei mesi rischiamo di perdere aziende fondamentali per la filiera».
Proprio ieri il sindaco Calamai ha fatto visita all’imbozzimatura Rondine di via Dell’Agricoltura nella zona industriale di Bagnolo, un’azienda, che svolge un processo fondamentale nella filiera e che è rappresenta bene le difficoltà che sta vivendo il distretto. I capannoni sono pieni, gli ordini non mancano e il lavoro, dopo la crisi pandemica, è ripreso a pieno ritmo, ma le spese sono lievitate in maniera esponenziale. Solo il costo del gas metano, che prima della crisi si aggirava intorno ai 9 mila euro mensili, ora è triplicato e a fine mese i titolari dell’azienda Gianni Belli, Gianfranco e Paola Signori si aspettano una bolletta di 35mila euro (a febbraio era stata di 28mila euro). I costi energetici, che fino allo scorso anno, pesavano per il 5% sul bilancio aziendale oggi superano il 25%, come se, in un colpo solo, il costo del lavoro fosse quadruplicato. I costi dell’energia elettrica, invece, sono raddoppiati e sono passati dai 3500 euro mensili ai 7 mila euro. Per risparmiare si può far ben poco: la grande caldaia che alimenta il generatore di vapore – che serve per far funzionare il cilindro spalmatore impregnato della bozzima (una specie di colla) su cui passano i fili di ordito, vero cure della produzione – non si può fermare e ogni giorno brucia diversi metri cubi di metano. Eppure l’imbozzimatura Rondine, che vanta 35 anni di storia ed ha 18 dipendenti, negli anni si è convertita alla sostenibilità ambientale e la nafta, che faceva funzionare la caldaia, è stata sostituita con il gas naturale, scelta che oggi rischia di essere un temibile “mangia soldi”.
«Negli ultimi anni le nostre aziende hanno dovuto superare tante difficoltà legate al settore tessile -manifatturiero – conclude il sindaco Simone Calamai – ma oggi ci troviamo di fronte a un tema nuovo, quello dei rincari energetici che va aldilà capacità imprenditoriale e che sta mettendo in discussione l’esistenza di tante aziende. Il governo deve individuare soluzioni per evitare che questa situazione possa avere ripercussioni a livello sociale attraverso la perdita occupazionale di un settore strategico com’è quello tessile».
Proprio un mese fa il sindaco Calamai aveva scritto al presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, al quale aveva chiesto un intervento deciso per non far chiudere le aziende del distretto.