ROMA: I MISCREDENTI DEVONO MORIRE. UN AUTOBOMBA PRONTA A ESPLODERE
1.
di Roberto Fiordi (12/03/2016)
Inshallah è una parola che in lingua ebraica significa “Se Allah vorrà”. È forse la parola islamica più diffusa nel mondo musulmano, dovuto al fatto che sta a indicare l’indiscutibile e totale sottomissione dell’uomo ad Allah. A Dio.
In un messaggio audio tramite il software Telegram di soli settanta secondi, recuperata dai Ros (Raggruppamento operativo speciale dell’Arma dei Carabinieri) di Roma, fra il terrorista tunisino Firas Barhoumi e quello macedone Carlito Brigande, la parola Inshallah viene ripetuta per ben sette volte.
La conversazione fra i due è tutta in italiano ed è chiaramente un messaggio di morte in cui il tunisino invita il fratello macedone a raggiungerlo in Iraq che è in corso la pianificazione per un attentato. Gli dice di raggiungere la Turchia che al resto ci avrebbe pensato lui. E aggiunge anche di avere preparato una macchina carica d’esplosivo con cui si sarebbe fatto esplodere per uccidere i Kuffar (gli infedeli).
L’attuale situazione del Medio Oriente per i soldati e per le normali persone, è quella che la giornalista e scrittrice Oriana Fallici descrisse nel suo libro dal titolo, appunto, Insciallah, uscito nel 1990 e pubblicato con la casa editrice Rizzoli.
In questo libro narra la guerra civile in Libano negli anni Ottanta e sullo sfondo di Beirut descrive una situazione di devastazione e di paura, dove i soldati vivono una condizione d’incertezza e di speranza che la loro vita non venga stronca da un improvviso attacco kamikaze.
L’autrice in poche parole spiega dettagliatamente le condizioni di vita di ognuno di loro, quando scrive: ogni attimo di sopravvivenza corrisponde a un centimetro di Paradiso o a un ulteriore passo verso l’orrenda prospettiva di una fine che pare annunciata. Cosa di più ci sarebbe da dire, quando decine di vite umane si possono cancellare come gesso alla lavagna con una cimosa?
È oramai un dato di fatto che certi rischi ci sono ovunque, in Oriente e in Occidente, e il caso dell’attentato parigino può essere un esempio.
E tornando ai fatti di cui parlavamo è scattata un’operazione da parte dei Ros a seguito d’importanti scoperte. L’operazione ha avuto inizio lo scorso novembre a seguito dell’arresto da parte dei carabinieri della Compagnia di Roma Centro del macedone Brigande. Dopo il suo arresto le forze dell’ordine hanno perquisito la sua dimora e hanno portato alla luce alcune lettere scritte a mano, con frasi in arabo e fotografie che facevano sospettare una sua adesione al radicalismo islamista.
Motivo per cui è stata subito affidata la missione ai Ros, il reparto dell’Arma specializzato nelle indagini antiterrorismo, da cui sono emersi, dopo scrupolose indagini, i contatti di Brigande, poco prima che venisse arrestato, con il turco Barhoumi, che già in quel periodo si trovava in Iraq come foreign fighter a combattere tra i terroristi dell’Isis.
Nel palcoscenico di questa faccenda c’entra un’altro macedone, un certo Abdula Kurtishi, che la scorsa notte è stato arrestato a Roma con l’accusa di essere evaso dal carcere del suo Paese e in possesso di documenti falsi.
Un soggetto che si teneva continuamente in contatto con Brigande.
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Immagine fonte Google