ROMA, L’ESEMPIO DI UN’ITALIA CHE NON C’È
1.
di Roberto Fiordi 05/03/2016
Dopo i fatti accaduti prima e dopo la partita di calcio Roma-Feyenoord del 19 febbraio 2015, che hanno visto la Capitale saccheggiata e ridotta a una pattumiera dagli ultrà olandesi, la storia si è ripetuta anche nella notte di venerdì 26 febbraio 2016, dove i sostenitori in gonnella della propria nazionale di rugby hanno preso d’assalto la Fontana dei Catecumeni in piazza della Madonna dei Monti riducendola a una discarica.
La devastazione da parte degli ultrà scozzesi è scoppiata intorno alle 4.00 ed è stata ripresa in un video dalla consigliera del Municipio I, Nathalie Naim, che ha pure denunciato la totale assenza della forza pubblica a sedare l’evento.
La consigliera racconta di essere arrivata intorno all’una e mezza di notte e di aver notato alcune persone sopra la fontana, visibilmente ubriache, che stavano saltellando sul bordo. Una di queste ha fatto pure lo spogliarello, mentre gli amici l’incitavano a fare il bagno.
Gli schiamazzi notturni, sotto alle abitazioni e agli alberghi, sono proseguiti sin oltre alle 4.00 del mattino, fra canti, urla deliranti, cori da stadio e lanci di bottiglie in un contesto che contava centinaia di persone.
Di fronte allo scempio dei tifosi scozzesi le forze dell’ordine sono restate inerti, intanto che gli scellerati in gonnella quadrettata continuavano a dilapidare la città con immondizie varie e a danneggiare monumenti.
Racconta Nathalie Naim d’aver chiamato l’ordine pubblico, ma di essersi sentita rimpallare da tutti. Prima dal 113 che le avrebbe risposto di chiamare i vigili, che a loro volta le hanno detto che, poiché sono problemi di ordine pubblico, loro non possono intervenire. Allora avrebbe chiamato il 112, ma anche in quella circostanza sembra che le sia stato risposto di rivolgersi ai vigili. In buona sostanza, si sono tutti passati la palla senza che nessuno sia andato a segnare.
Siccome non si tratta di un episodio senza precedenti, è opportuno allora domandare quale deve essere il ruolo del questore in certe circostanze.
Il dottor Niccolò D’angelo, questore di Roma, ha avuto buone ragioni di essersi vantato nel 2015 d’aver evitato una strage durante la partita Roma-Feyenoord, sottolineando che ordine pubblico è anche buon senso. Vero, ma se buon senso vuole dire lasciare la città in mano agli stranieri con l’autorizzazione a questo punto di saccheggiarla liberamente, allora è inutile che esista una Questura. È inutile che esista l’ordine pubblico. Forse qualcosa che non quadra c’è.
Tuttavia i fatti accaduti a Roma non sono altro che lo specchio della situazione di un Paese allo sbando. Di un Paese dove forse lo Stato è fin troppo assente nel gestire la sicurezza dei contribuenti.
L’Italia è divenuta oramai la Nazione di tutti, dove ognuno è libero di fare quello che vuole senza dover rendere conto alle istituzioni, a eccezione degli italiani, ovviamente.
C’è chi sostiene che l’ordine pubblico sia tutto in mano alla politica, se così fosse allora sarebbe opportuno andare a interrogare il Primo Ministro Matteo Renzi e il Ministro dell’Interno Angelino Alfano e chiedere spiegazioni.
Per i Giochi Olimpici del 2024, Roma, si è candidata con altre quattro città per ospitarli, ma vista la situazione di degrado che sta vivendo sarebbe da domandarsi: nel caso in cui venisse sorteggiata, quali sarebbero le misure che adotterebbe? Nel caso in cui dovessero scoppiare disordini nessuno interverrebbe? È chiaro che se le forze dell’ordine si trovassero a fare il proprio mestiere di fronte a situazioni bollenti ci sarebbe il rischio, come aveva detto il questore di Roma D’angelo, di provocare una strage. Perciò, in quale modo la Capitale si comporterebbe?
Il questore stesso aveva dichiarato che prima di intervenire a sedare disordini è opportuno fare una stima (anche economica) se è il caso di farlo oppure no; ed è anche vero che l’Europa ci chiede di rientrare sulle spese. Ma a fronte anche di tutto questo sarebbe opportuno evitare tagli sulla sanità, sull’istruzione e anche sulla sicurezza. È sull’abbattimento del vero spreco pubblico che un buon governo dovrebbe puntare e no sulle necessità del contribuente.
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