San Patrignano ricorda il fondatore Vincenzo Muccioli a 24 anni dalla scomparsa
Alla funzione anche don Maurizio Lollobrigida ex ospite di San Patrignano
Il 19 settembre del 1995, ventiquattro anni fa, San Patrignano perdeva il suo fondatore, Vincenzo Muccioli. Nel giorno del ricordo, tutti i settori, gli uffici, i laboratori della Comunità si fermano per partecipare alla Santa Messa. Don Fiorenzo, parroco di San Patrignano, ha officiato la funzione nell’affollato auditorium del centro di recupero dove, per l’occasione, sono arrivati da tutta Italia i rappresentanti delle associazioni satellite, famigliari, gruppi di ragazzi accolti negli anni. Tra questi don Maurizio Lollobrigida, per tutti “Lollo” tornato sulla collina dopo 11 anni. “Qui ho visto il mondo di Dio – ha detto – Vincenzo Muccioli ha portato Dio alle persone facendo spazio dentro se stesso. Qui mi sono sentito un figlio amato e ho trovato la mia vocazione. Ognuno di voi – ha proseguito rivolgendosi ai ragazzi – è un pezzo della storia di San Patrignano che può portare nel mondo la luce di questo posto”.
Durante l’omelia di questa commemorazione, accompagnata dalle musiche e dalle voci del coro Sanpa Singers, sullo sfondo le foto d’archivio per raccontare la lunga storia di San Patrignano e di Vincenzo. “Questo anniversario rinnova le promesse del nostro percorso – ha sottolineato Don Fiorenzo che ha scelto per la funzione la parabola dei lavoratori della vigna -.Vincenzo non era un santo ma un uomo. Un uomo che ebbe un’intuizione straordinariamente grande e geniale: la pienezza derivante dal fare qualcosa per il prossimo gratuitamente, e lo fece nel vedere gli ultimi e cercare di farli diventare i primi con immenso amore”.
Oggi San Patrignano continua ad ispirarsi ai valori incarnati da Vincenzo Muccioli, nella lotta contro l’emarginazione e nella speranza di un recupero vero, continuando ad essere per la società, come lui diceva, “non una città ideale, ma rimanendo sempre un luogo di passaggio, in cui gli uomini che la società ha considerato rifiuti, gli emarginati, i disadattati, possano imparare a praticare la libertà dei cittadini, per tornare ad essere elementi positivi in quella stessa società che li aveva rifiutati e avvelenati”.