Sto aspettando nella mia fredda cella
quando la campana comincia a rintoccare.
Rifletto sul mio passato
e non ho molto tempo,
perché alle cinque
mi porteranno al palo della forca.
Le sabbie del tempo
per me stanno scorrendo lentamente.
Quando il prete viene
a darmi l’estrema unzione
attraverso le sbarre
guardo per l’ultima volta
un mondo che è stato
crudele con me.
Può essere che ci sia
stato qualche errore,
difficile contrastare il terrore
che mi sta vincendo.
È veramente la fine,
non qualche pazzo sogno.
Qualcuno per favore mi dica
che sto sognando.
Non è facile smettere di urlare,
ma le parole mi sfuggono
quando provo a parlare.
Le lacrime scorrono perché sto piangendo.
Dopo tutto non ho paura di morire.
Non credo che che ci sia una fine.
Mentre le guardie mi fanno marciare
fuori nel cortile,
Qualcuno mi dice da una cella
“Che Dio sia con te”.
Se c`è un Dio
perché mi ha lasciato morire?
Mentre cammino tutta la mia vita
mi scorre davanti
E anche se la fine è vicina
non sono dispiaciuto.
Catturate la mia anima perché
vuole volare lontano.
Segnatevi le mie parole
credo che la mia anima continuerà a vivere.
Per favore non preoccupatevi
ora che devo andare.
Sto andando nell’aldilà
per vedere la verità.
Quando sai che il
tuo tempo è vicino alla fine,
forse comincerai a capire che
la vita quaggiù è solo una strana illusione.
Ooohh….
Sia santificato il tuo nome
Ooohh….
Sia santificato il tuo nome
.
La rivista Metal Hammer, dopo avere indetto un sondaggio per eleggere la migliore canzone di sempre della band, “Hallowed be thy name” si è aggiudicata il premio.
Come è stato possibile intuire dal testo, il brano descrive gli ultimi momenti di un condannato a morte che precedono la sua esecuzione capitale. Sono riflessioni di chi si convince, o cerca di farlo, che dopo la morte terrena la vita abbia un proseguimento; e che la vita sulla Terra sia solo un’illusione.
Il condannato, apparentemente rassegnato della sorte, attende quasi impaziente la propria fine, ma dentro di sé sente le sabbie del tempo che scorrono via lentamente. Il prete arriva a dargli l’estrema unzione, ed intanto lui piange e vorrebbe mettersi a gridare, ma le parole gli si soffocano in gola, tanta la sua angoscia.
Quando le guardie lo accompagnano poi alla forca sente la voce di un altro detenuto che gli grida: «Che Dio sia con te», ma a quel punto il condannato si chiede se davvero esista un Dio e, qualora esistesse, per quale motivo lascerebbe che il destino lo conducesse alla morte. È probabile che il recluso possa essere innocente, altrimenti la domanda non gli sarebbe venuta così spontanea.
È nella parte conclusiva del brano che il soggetto riacquista come una speranza in un’aldilà migliore. Dice di prendere la sua anima e di condurla via lontano. Spiega che deve andare verso un qualcosa di reale, perché in fin dei conti la vita terrena è solo un inganno.
Ma forse si tratta solo di uno sfogo, perché in realtà lui vorrebbe porre fine a quel calvario.