stArt: i vero rock di “Frequencies from nowhere” ha radici classiche

È certamente classica la radice e la forma del rock che ci regalano i veronesi stArt: parliamo di un esordio giunto ormai in tempi maturi dopo carriere e suoni vissuti sulla pelle di tanti concerti. Fate girare questo disco che troviamo dentro tutti i canali di streaming dal titolo “Frequencies from nowhere”: ripercorriamo i famosi anni del rock, dai ’70 ai ’90 senza mai deludere aspettative e suoni e senza mai copiare. Perché questo è un disco di inediti ed è una disco di grande personalità. Parlando di vita, di quel sentire umano, di distanze e di nuove rinascite. Gli addii sono assoli indimenticabili…

Frequenze… ripenso alle radio, agli antichi modi di comunicare. Si torna nel passato?
Più che un ritorno al passato, è una connessione tra epoche. “Frequencies from Nowhere” evoca il concetto di trasmissione, di segnali che arrivano da un punto indefinito, attraversando lo spazio e il tempo per trovare chi è in grado di ascoltarli. Le radio di un tempo erano ponti di comunicazione che superavano confini fisici, così come le frequenze di cui parliamo nel nostro disco sono messaggi che risuonano dentro di noi, stimolando una ricerca interiore. Il nostro sound è radicato nelle sonorità del rock classico, ma è contaminato da influenze moderne, creando un ponte sonoro tra tradizione e innovazione.

Un non-luogo, “da nessuna parte”… cosa rappresenta per voi questo luogo inesistente?
Da nessuna parte” è un luogo astratto, uno spazio che non esiste sulla mappa, ma che si trova dentro ognuno di noi. È la dimensione in cui il protagonista del nostro album si muove, sospeso tra realtà e sogno, tra consapevolezza e smarrimento. Ma è anche la condizione di chi si sente perso, di chi cerca risposte che sembrano provenire dal nulla. Questo non-luogo è in realtà il punto di partenza per un viaggio di riscoperta e crescita personale.

Quanto ha di sociale questo titolo… questo disco?
Il disco è profondamente sociale perché affronta la condizione umana con onestà e senza filtri. Parliamo di solitudine, di ricerca di sé, di resilienza, di quei momenti in cui ci si sente isolati, ma anche della forza che si può trovare nei legami e nella musica. Ogni brano racconta una fase del viaggio del protagonista, che è lo stesso viaggio che ognuno di noi può trovarsi a vivere in momenti difficili. In un mondo sempre più frenetico e alienante, Frequencies from Nowhere è una riflessione su quanto sia fondamentale trovare una propria direzione.

Il rock internazionale che ha fatto storia. Verso il futuro che musica pescate… se ne pescate?
Siamo figli del rock degli anni ‘80 e ‘90, cresciuti con il sound granitico delle chitarre e con melodie epiche che sapevano emozionare. Ma non siamo nostalgici. Peschiamo nel futuro, nelle nuove tecnologie, nei suoni contemporanei, senza mai snaturare l’essenza di quello che facciamo. L’equilibrio tra passato e presente è ciò che rende autentica la nostra musica: non vogliamo ricreare qualcosa di già sentito, ma reinterpretarlo alla nostra maniera.

Perché secondo voi si torna sempre alle radici del passato per fare scuola?
Perché il passato è il nostro archivio di emozioni, la nostra base di conoscenza. Tornare alle radici non significa replicare, ma comprendere cosa ha funzionato, cosa ha segnato un’epoca, e da lì costruire qualcosa di nuovo. Il rock ha sempre guardato avanti, ma con la consapevolezza della propria storia. Se ancora oggi parliamo di certe band è perché hanno creato qualcosa di immortale, ed è nostro compito reinterpretare quella lezione con il linguaggio di oggi.

Dopo l’ascolto mi resta un pizzico di amaro per la condizione umana su questa terra… nella vita quotidiana di noi… tra noi… che mi dite?
Ed è giusto così. Il nostro disco non offre risposte semplici, né cerca di addolcire la realtà. È un viaggio attraverso emozioni reali, fatte di momenti bui e di speranze. Se alla fine resta un retrogusto amaro, è perché Frequencies from Nowhere racconta la lotta interiore che tutti viviamo. Ma c’è anche la luce, la possibilità di rinascere, di trovare un senso. L’amarezza non è solo malinconia, ma anche consapevolezza.