STRETTA DI MANO FRA PUTIN E OBAMA. L’ISIS E AL-NUSRA SONO IL NEMICO COMUNE
1.
di Roberto Fiordi
Una telefonata tra Putin e Obama sembra possa aver congelato gli animi dei due leader che si erano accesi in Siria. Lo scopo comune è abbattere l’Isis e il terrorismo.
Dopo cinque anni di combattimenti in Siria fra il governo di Damasco e gli oppositori al regime, fra USA e Russia è stato raggiunto un accordo, per un cessate il fuoco, previsto per la mezzanotte (ora di Damasco) di sabato 27 febbraio.
Il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che si tratta di un’opportunità reale per fermare lo spargimento di sangue e che Mosca si adopererà con il governo di Damasco a condurre il lavoro necessario per concludere questa operazione, sotto l’auspicio che Barack Obama faccia lo stesso con gli oppositori.
Ma è stato netto nello specificare che se anche è stata raggiunta questa tregua, i raid russi proseguiranno contro obbiettivi dello Stato Islamico e del Fronte al Nusra.
Se la notizia ha iniettato dosi di ottimismo nel sudcoreano Ban Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite, lo stesso non possiamo dire di Omar Osso, membro della delegazione di Damasco presente ai negoziati di Ginevra, che si è mostrato diffidente.
All’invito di Putin, il leader siriano, ha risposto positivamente garantendo: « Rispetterò il cessate il fuoco previsto dall’accordo fra Russia e Stati Uniti ». Ed ha aggiunto che anche lui continuerà la sua lotta contro l’Isis e contro Al-Nusra. Tuttavia, più scettica è stata invece la risposta da parte degli oppositori che sembra debbano ancora decidere se impegnarsi per la tregua armata.
Se analizzassimo la situazione siriana con una lente d’ingrandimento neppure molto potente, ci accorgeremmo che sotto la contesa fra il governo di Damasco e i suoi oppositori c’è anche la disputa fra Stati Uniti e Russia. Le dichiarazioni dell’ 11 settembre 2015 di Obama rivendicano il premier siriano come un leader da abbattere; ed è cosa risaputa a tutto il mondo che Bashar al-Assad è un personaggio che sta a cuore alla Russia.
« Stati Uniti e Russia hanno un interesse strategico comune, combattere lo stato Islamico ». Sono state le parole rilasciate dal capo della Casa Bianca ai soldati americani a Fort Meade. « Ma continuare ad appoggiare il presidente siriano è una politica destinata al fallimento e rischia di far crollare le speranze di una pacificazione del Paese ».
Di diverso avviso, invece, sono i modi di vedere per Mosca e Teheran, convinti che la presenza di Assad fosse una garanzia ai rispettivi interessi. Il presidente siriano rappresentava per la Russia l’ultimo asse in grado di mantenere ancora in piedi quello che rimane dell’antico territorio siriano, dopo che l’avanzata dell’Isis si è impadronita di oltre il 75% della regione.
Una fonte diplomatica di Mosca è stata chiara nel ripetere alla stampa il concetto che il dopo Assad significherebbe solo disordine, caos e incertezza.
Le relazioni tra Russia e Siria hanno una storia tanto lontana che se andassimo a scavare nel passato, giungeremmo al 1672, ai tempi di Pietro il Grande, prima Zar e poi imperatore della Russia, quando appunto decise di dotarsi di una potente flotta da guerra da poter estendere la propria influenza politica e commerciale sui caldi mari del Mediterraneo. Un’esigenza dovuta, perché i settentrionali mari europei d’inverno non consentivano la navigazione a causa dei rigidi climi.
La storia ci porta comunque a fatti più attuali, che ci riguardano più da vicino, e precisamente a dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
A seguito del Tattato di Montreux, che era stato siglato nel 1939, Stalin si era visto chiudere tutti gli Stretti alle navi sovietiche e dunque approfittando del processo di decolonizzazione, firmò segretamente un accordo con la Siria, che fu favorevole ad Essa a rendersi indipendente dalla Francia.
Fatti successivi, come il Patto di Baghdadf, 1955, non fecero che solidificare i rapporti fra i due stati.
La vera svolta arrivò nel 1970, quando un colpo di stato portò al potere Hafez al-Assad, padre dell’attuale presidente. Al-Assad voleva rafforzare il proprio regime e così negoziò un nuovo accordo con l’Unione Sovietica che prevedeva la concessione in leasing all’URSS dell’impianto navale di Tartus.
In politica estera la Russia si è sempre mantenuta costante, tanto che a Tartus ha sempre mantenuto la sua presenza. Un legame tutt’oggi stretto, che sembra essere l’unico sostegno su cui l’attuale Assad si possa appoggiare.
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