THE BRIDGE -Intervista a Ugo Mazzei

 Ugo Mazzei presenta: THE BRIDGE

THE-BRIDGE-Ugo Mazzei e Massimo Schiavon
THE-BRIDGE-Ugo Mazzei e Massimo Schiavon

Autore produttore musicale. In più di trent’anni di esperienza artistica è riuscito a farsi strada nel panorama nazionale sia come autore che come produttore avendo firmato dischi con tanti artisti italiani. Formatosi musicalmente presso la scuola di San Domenico in Fiesole, si è poi dedicato alla canzone d’autore, al pop italiano e ad altri generi, non tralasciando mai la linea classica di provenienza. Ha collaborato con i più grandi artisti italiani sottolineando la forte intesa artistica con Mogol. Ha scritto per Silvia Mezzanotte per Tiziana Rivale e per tanti altri. ALMAS è la sua ultima produzione per l’artista partenopeo Tony Cercola con cui collabora da oltre 15 anni. Il 24 maggio 2024 è uscito il singolo “Per rabbia e per amore”, scritto con l’amico e collega Carlo Faiello.

L’ultimo suo lavoro è THE BRIDGE, scritto a quattro mani con Massimo Schiavon e arrangiatore di tutti i brani.

https://www.facebook.com/ugo.mazzei

Link di ascolto:   https://open.spotify.com/album/2ex1WYi9iS2Cm45H7stB7L?si=MnOI_1WNRS29KUYb9iUBCA

 

Nel descrivere The Bridge hai parlato di un ‘viaggio a ritroso nel tempo’ che celebra le radici musicali. Qual è stata la scintilla iniziale che ti ha portato a guardare indietro e a coniugare questa dimensione nostalgica con una produzione così moderna e internazionale?

Vedi, la musica si distingue in due grandissime categorie: la prima è la bella musica, cioè quella che in struttura mantiene un’armonia di accordi, una melodia ben definita ed un ritmo a scelta, l’altra è un’accozzaglia di frequenze basse esasperate, con un’armonia di accordi pressoché inesistente. Con un ritmo ossessivo in quattro, cioè con la cassa in quattro che suona continuamente.

Poi viene una parte di eguale importanza, cioè il testo.

Ogni espressione musicale potrei definirla figlia dei tempi. Se il linguaggio corrente è un linguaggio sgrammaticato e perennemente incazzato, allora anche la canzone contemporanea, per così dire di. “ contestazione “ subisce lo stesso tipo di linguaggio.

La scintilla iniziale che ci ha portati a prendere una decisione stilistica per The bridge è partita dalla voglia di voler suonare con le nostre mani,armonizzare con la nostra mente e scrivere materialmente con le nostre penne.

La collaborazione con Massimo Schiavon si basa su una profonda armonia nonostante le vostre differenze stilistiche. C’è stato un momento in cui le vostre visioni artistiche si sono scontrate, e come avete trasformato quella diversità in una forza creativa?

Non ci siamo mai scontrati in vita nostra. Ci conosciamo da più di 10 anni, abbiamo realizzato insieme tantissimi concerti live e siamo partiti con punti di vista quasi uguali.

Fra me e Massimo non c’è una grande differenza stilistica veniamo tutti e due dalla canzone d’autore abbiamo fatto il nostro tempo e finalmente abbiamo deciso di mettere insieme le nostre esperienze per realizzare un prodotto, in questo caso di evidente forma retró.

Gli arrangiamenti di The Bridge sono un mosaico di influenze globali, dal swing alla musica latino-americana. Come sei riuscito a bilanciare questi elementi con la tua identità musicale italiana senza perdere autenticità?

Lo stile dello swing, così come quello della bossanova, hanno un codice ben definito. Sin da ragazzino ho imparato questi codici, ho cercato di trovarne la chiave per aprire queste casse forti di suoni e ritmi affascinanti.

L’autenticità dei suoni l’hanno data i musicisti a cui ho affidato partiture ed idee di arrangiamento di partenza sottoforma di provino. È tutta gente con grande esperienza sia nello swing che nei ritmi latinoamericani.

Sono tutti musicisti americani con così tanta , che di questo stile ne hanno suonato a quintali.

In che modo la tua esperienza nel mondo della musica d’autore ha arricchito il lavoro che hai fatto su The Bridge?

La canzone d’autore è la forma musicale più semplice che ci sia.

Lo strumento diventa un mezzo per esprimersi e la voce l’espressione in se stessa. Quindi non è stato difficile costruire un lavoro, scrivendo col principio della semplicità.

Lì ti aiuta molto la forma canzone, il linguaggio ed il ritmo delle parole.

La tua collaborazione con Mogol è stata una parte importante del tuo percorso artistico. Qual è il consiglio o l’insegnamento più prezioso che hai ricevuto da lui e che continui ad applicare nella tua musica?

Giulio è un uomo semplice per certi aspetti e contorto per altri. Ha fatto della semplicità il suo linguaggio. Io ho viaggiato molto con lui girando l’Italia in lungo il largo.

Quando viaggi con una persona in macchina per parecchie ore e per parecchi giorni puoi dire di conoscerla a fondo, perché durante il tragitto riesci a parlare di tutto, ad aprirti, a capire finalmente il perché di tante cose in quella persona. Ritengo che Giulio sia stato un maestro di vita. Io ho scoperto la persona tralasciando il personaggio che ormai aveva perso valore nel nostro rapporto. La mia collaborazione con Giulio è durata quattro anni e con lui ho imparato a non prendermi troppo sul serio a dare il peso giusto alle cose.

Hai collaborato con artisti di generi molto diversi tra loro, da Tony Cercola a Silvia Mezzanotte. Come riesci a mantenere la tua impronta artistica lavorando con interpreti così eterogenei?

Vedi, un po’ come gli avvocati. Esistono i penalisti, i civilisti, quelli esperti di diritto amministrativo quelli esperti di diritto del lavoro, ma ricordiamoci che sempre avvocati sono.

Così nella musica, chi fa il musicista può abbracciare qualunque genere musicale, evitiamo la distinzione nei generi perché la musica resterà per sempre l’unico linguaggio universale un po’ come l’esperanto che fa dialogare chiaramente il congolese con il cinese, l’italiano col pakistano e via dicendo.

Guardando alla tua lunga carriera, quali sono i momenti in cui hai sentito di aver contribuito maggiormente a innovare il panorama musicale italiano?

Come ti dicevo prima, non mi prendo troppo sul serio! Sono una piccola goccia nel panorama artistico italiano e internazionale. Ma adesso grazie ai social, lo siamo un po’ tutti.

Sai perché la musica risulta una formula vincente? Perché ti fa stare bene, creando un equilibrio psicofisico, allontanando karma negativi e perché no, ringiovanisce l’anima.