Tommaso Cocci (Fdi): “A Prato il Natale costa come a Disneyland, ma sembra una sagra di paese”.
Quasi 450.000 euro spesi tra luminarie, eventi e Capodanno, ma la città è rimasta grigia e senza attrattiva. Cocci (FDI): “Un’occasione persa per il commercio e per la città”
Finita l’euforia delle festività, è arrivato il momento di fare i conti. Con un accesso agli atti, abbiamo verificato quanto sia realmente costato il Natale a Prato: quasi 450.000 euro. Una cifra impressionante, se si pensa al risultato ottenuto. Tutta la città ha potuto constatare quanto le iniziative organizzate fossero ben al di sotto delle aspettative, prive di attrattività e lontane da qualsiasi strategia capace di rendere Prato una vera destinazione natalizia. Mentre in altre città come Pistoia, Empoli, Arezzo e Lucca si sono investite le risorse pubbliche per creare eventi di richiamo e generare un impatto economico positivo, a Prato si è speso senza criterio, senza una visione chiara e senza benefici per il commercio locale.“Abbiamo verificato i conti e la cifra che è stata spesa per il Natale a Prato è impressionante: quasi 450.000 euro, eppure il risultato è stato sotto gli occhi di tutti. Una città grigia, senza un evento di punta, senza una vera attrattiva che portasse turisti e famiglie nel centro storico. Con questa cifra si poteva organizzare un Natale straordinario, invece ci ritroviamo con installazioni mediocri e spese discutibili che non hanno lasciato alcun segno positivo”, dichiara Tommaso Cocci, Capogruppo di Fratelli d’Italia a Prato.
Le luminarie natalizie non sono solo un ornamento, ma un investimento strategico che dovrebbe rendere il centro più accogliente e attrattivo. Con un investimento di quasi 150.000 euro, ci si sarebbe aspettati un impatto visivo forte e coinvolgente, capace di valorizzare la città e incentivare il commercio locale. Invece, il risultato è stato deludente: un’illuminazione poco incisiva, che non ha contribuito a creare quell’atmosfera magica e suggestiva che dovrebbe caratterizzare il Natale. Il tessuto commerciale cittadino, che avrebbe potuto beneficiare di un afflusso maggiore di visitatori, ha subito un danno dalla mancanza di una vera strategia natalizia. Le luminarie non sono solo un dettaglio estetico, ma un investimento strategico per il commercio e l’attrattività della città. Con una spesa simile, ci si sarebbe aspettati un allestimento scenografico che rendesse il centro storico un punto di riferimento per lo shopping e la socialità durante le festività. In molte città, un’illuminazione curata e spettacolare ha portato visitatori e spinto le persone a vivere il centro storico, mentre a Prato il risultato è stato fiacco, con un impatto minimo sulle attività economiche. Se altre città hanno saputo investire in illuminazioni artistiche che valorizzassero il centro storico e attirassero visitatori, a Prato ci si è accontentati del minimo indispensabile, con il risultato che bar, ristoranti e negozianti hanno visto sfumare l’opportunità di una stagione natalizia proficua. Poi il famigerato Boschetto dei Desideri in Piazza Duomo, costato quasi 20.000 euro, risultato essere un’installazione scarna e poco attrattiva, che ha suscitato più ironia che meraviglia. Il trenino lillipuziano, costato 15.000 euro, ha visto pochissima affluenza, tanto che chiederemo ufficialmente i dati sui passeggeri effettivi per capire se sia stato un investimento utile o meno. Infine, 70.000 euro per il Capodanno, un evento che non ha lasciato alcun segno e che ha avuto come grande “novità” un astrologo a leggere l’oroscopo in piazza. Una scelta discutibile, mentre nelle città vicine si festeggiava con concerti di livello nazionale.
E il confronto con le altre città è impietoso. Pistoia ha speso la metà di Prato, eppure ha offerto ai suoi cittadini e visitatori un Natale con eventi diffusi, una Casa di Babbo Natale affollata, una pista di pattinaggio e un bellissimo villaggio natalizio. Empoli e Arezzo hanno superato il milione di presenze in città, i 30 milioni di valore economico prodotto e il 95% di occupazione alberghiera. Lucca ha saputo valorizzare il suo centro storico con un’illuminazione artistica spettacolare e un mercatino natalizio che ha attirato visitatori da tutta la regione. Tutte queste città hanno visto le proprie strade riempirsi di persone, con ricadute positive per il commercio locale e per l’immagine stessa della città. A Prato, invece, quasi mezzo milione di euro è stato speso senza lasciare nulla di memorabile.
Di fronte a questa realtà, viene spontaneo chiedersi: con quasi 450.000 euro di budget, che Natale avremmo potuto avere? Sicuramente uno degno della terza città dell’Italia centrale, non una serie di eventi senza impatto, incapaci di attrarre visitatori e, soprattutto, di creare opportunità per il commercio locale. I negozianti pratesi hanno subito un danno da questa cattiva gestione: meno persone in centro significa meno acquisti, meno ristoranti pieni, meno economia locale che gira. Invece di far ripartire la città, il Natale pratese è stato una stagione mancata, un’occasione persa.
Cocci, comunque, non si fermerà qui: sul Natale ci vuole vedere chiaro. Chiederà i dati di quante persone hanno effettivamente utilizzato il trenino, chi ha gestito gli eventi e come sono stati assegnati i fondi pubblici. Vogliamo sapere chi ha deciso che il Natale di Prato dovesse essere così scialbo, chi ha ritenuto che queste risorse potessero essere spese senza una strategia e chi ha beneficiato di queste decisioni. Serve trasparenza e una programmazione che metta al centro l’interesse della città e non quello di pochi. Prato merita molto di più di questa gestione mediocre e approssimativa.